Domenica delle Palme – 13 Aprile

Letture: Isaia 50,4-7; Filippesi 2,6-11; Matteo 26,14 – 27,66 (Passio)


Se l’umanità si condanna al buio


A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio” (Mt 27,45). Le ultime ore della vita terrena di Gesù sono accompagnate da un fenomeno inquietante, l’oscurità che si abbatte sulla terra nelle ore in cui teoricamente dovrebbe esserci più luce. Siamo davanti ad un fenomeno atmosferico che in realtà assume un valore teologico, essendo le tenebre connesse all’assenza della luce, uno degli attributi divini (“Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” dice 1Gv 1,5). Che la morte venga associata alle tenebre non ci stupisce più di tanto, dal momento che l’oltretomba – il luogo dei morti – nell’antichità era spesso rappresentato come un luogo oscuro, che Giobbe chiama “la terra delle tenebre e dell’ombra di morte” (Gb 10,21). Ma il buio pesto che cala durante la morte di Gesù è qualcosa di più terribile, assume i contorni di un evento cosmico. La terra ripiomba nell’oscurità delle sue origini, prima che Dio creasse la luce e grazie ad essa tutte le creature che la abitano. È come se in quegli istanti il mondo avesse perso la propria fisionomia, la propria identità. Rifiutando l’inviato di Dio, l’umanità torna nel caos primordiale, un disordine al tempo stesso materiale e spirituale. L’oscurità, infatti, si presenta come il risultato inevitabile dell’ostinazione nel male, come ebbe a dire Gesù stesso a coloro che lo arrestavano nel Getsemani: “questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre” (Lc 22,53). Al tempo stesso le tenebre sono anche un segno da interpretare. Ricordiamo che la fitta oscurità che rende impossibile la visione è una delle piaghe che colpiscono l’Egitto reo di non voler lasciar partire il popolo di Israele (cfr. Es 10,21-22). Il buio improvviso sulla terra fa sì che si passi repentinamente dal giorno alla notte e questo suggerisce il collegamento con la notte pasquale: in quel preciso istante si compie l’esodo, il passaggio dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita. Certamente l’evangelista, che conosceva bene la storia sacra, poteva riallacciarsi a episodi significativi del passato di Israele, ma era anche consapevole che le tenebre rappresentavano un segno importante di ciò che sarebbe dovuto accadere negli ultimi tempi. Appena tre capitoli prima, Matteo aveva riportato un inquietante profezia di Gesù riguardo agli ultimi giorni in cui aveva citato un testo del profeta Gioele: “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo” (24,29). Il libro dell’Apocalisse è ancora più esplicito in proposito e afferma che tra i tormenti che i malvagi dovranno subire come conseguenza delle loro opere ci sarà l’oscuramento del sole (Ap 9,2). Tutto questo ci porta a concludere che la scomparsa del sole non è dovuta semplicemente alla vergogna del creato per l’abominio commesso dagli uomini (come riporta un’antica omelia falsamente attribuita a Giovanni Crisostomo) ma è già un elemento del giudizio divino sul mondo. L’umanità si condanna al buio quando elimina il suo Sole.