2^ Domenica di Pasqua – 27 Aprile

Letture: Atti 2,42-47; 1Pietro 1,3-9; Giovanni 20,19-31


Tutti i credenti stavano insieme


La descrizione che Luca ci offre della prima comunità cristiana risulta al tempo stesso stimolante e frustrante. Stimolante perché quella descritta in Atti 2,42-47 è la parrocchia dove ognuno di noi vorrebbe vivere: un luogo accogliente, pieno di fervore spirituale, solidale al punto di mettere i beni in comune perché a nessuno manchi il necessario. E certamente è anche un quadro frustrante perché ci fa capire quanto siano lontane le nostre comunità da questo ideale. Se può tirarvi un po’ su il morale, vi invito però a fare un confronto con quello che emerge dalle contemporanee lettere di Paolo (ad esempio quelle ai Corinzi) e vedrete che lì la situazione non era così rosea come la dipinge Luca a Gerusalemme. Insomma, c’è il rischio di idealizzare i tempi antichi e dimenticarsi che anche allora non mancavano i problemi. Ma lasciamo momentaneamente da parte l’oggettività della rappresentazione di Luca e chiediamoci piuttosto che cosa rende attraente una comunità cristiana perché sia un luogo in cui la gente incontri Dio. Il primo aspetto è costituito dalla capacità di fare gruppo: “Tutti i credenti stavano insieme” (At 2,44). Non è una novità il fatto che gli uomini si mettano insieme, soprattutto quando possono raggiungere degli obiettivi che da soli non sarebbero capaci di ottenere. Ma di per sé questo non costituisce un bene. Ci si può mettere insieme tra delinquenti e formare una banda dove ognuno ha il suo compito, dallo scassinatore al palo. E poi magari dividersi quando è ora di spartirsi il bottino! Ciò che caratterizza l’unità della chiesa è che non si realizza dal basso, ma dall’alto: non sono gli uomini a riunirsi tra loro, ma è lo Spirito che li raduna. E questo introduce il secondo pilastro della comunità, cioè la preghiera. Se lo Spirito è il collante che tiene unita la comunità, questa non può comunque esimersi dal tenersi a sua volta legata a Dio tramite l’orazione. L’unità orizzontale funziona perché c’è un’unità verticale che la precede e la fonda. Terzo aspetto che viene menzionato è la frazione del pane, ovvero l’Eucaristia. La chiesa ha conservato da subito la memoria della Cena del Signore, mettendo in pratica il comandamento di Gesù: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19). Non si tratta semplicemente di mantenere vivo il ricordo di Gesù in mezzo a loro, ma di garantirsi la sua presenza. I cristiani non vivono di ricordi, ma ricordano un Vivo, uno che continua a essere presente in mezzo a loro dopo la sua Risurrezione. L’ultima colonna, infine, è costituita dall’insegnamento degli apostoli. Coloro che hanno ricevuto il mandato da Gesù devono proseguire l’opera di evangelizzazione e di educazione dei credenti. La complessità della vita fa sì che continuamente si presentino delle situazioni alle quali non è facile rispondere. Agli apostoli compete la guida concreta della comunità, che essi esercitavano con una attenzione particolare per i più poveri e quelli meno attrezzati dal punto di vista culturale. Esisteva davvero una comunità così? Chissà. Ma invece di sospirare, perché non rendere migliore la nostra?